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Cartelle esattoriali, altro che sanatorie o rottamazione: il metodo per avere subito uno sconto consistente

Due recentissime modifiche aprono nuovi scenari per ciò che concerne la riscossione delle cartelle esattoriali. Le novità

Le recenti riforme fiscali hanno portato in primo piano due novità significative riguardanti la riscossione delle cartelle esattoriali. Sono, in particolare, due le modifiche cui prestare attenzione.

Cartelle esattoriali: le modifiche normative – (snoitalia.it)

La prescrizione delle cartelle esattoriali, che comprendono anche debiti come quelli relativi al bollo auto, è un argomento di grande interesse poiché offre la possibilità di evadere il pagamento di alcuni debiti. Quando un debito non viene pagato, questo viene trasformato in una cartella esattoriale e trasferito dall’ente creditore al concessionario incaricato della riscossione, ruolo svolto in Italia dall’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Le norme fiscali stabiliscono che sanzioni e interessi sono soggetti a prescrizione prima del debito principale. Tuttavia, è necessaria un’azione attiva da parte del debitore per ottenere eventuali sgravi, riduzioni o sanatorie, come di consueto nel sistema fiscale italiano. La legge prevede che i debiti nei confronti dello Stato si prescrivano dopo dieci anni, ma per sanzioni e interessi la prescrizione può intervenire prima.

Le norme sulla prescrizione sono rigorose: un semplice sollecito o la notifica del debito possono azzerare il conteggio della prescrizione e farlo ripartire da zero. Questo vale sia per le comunicazioni inviate tramite posta ordinaria sia per quelle inviate via PEC (Posta Elettronica Certificata).

Cartelle esattoriali: le modifiche

La prima modifica permette ora di dilazionare il pagamento dell’intero importo delle cartelle esattoriali in un massimo di 120 rate. La seconda innovazione riguarda la cancellazione delle cartelle esattoriali non riscosse dopo 5 anni. Tuttavia, è importante sottolineare che questa soglia quinquennale si applica a una prescrizione parziale, ovvero non si tratta della prescrizione dell’intera cartella esattoriale.

Cartelle esattoriali: la pronuncia della Cassazione – (snoitalia.it)

È importante comprendere la distinzione tra la prescrizione della cartella stessa e quella del debito originario. In questo contesto, ci concentreremo sulla prescrizione parziale della cartella: dopo cinque anni, è possibile ottenere uno sgravio parziale della cartella, specificamente per quanto riguarda sanzioni e interessi, mentre il debito principale si prescrive in dieci anni.

Per richiedere lo sgravio parziale della cartella, è necessario attendere la comunicazione di pagamento da parte del concessionario, in cui l’Agenzia della Riscossione richiede il saldo totale del debito, inclusi sanzioni e interessi. È da questo momento che iniziano a contare i 60 giorni disponibili per avanzare la richiesta.

Una recente ordinanza, numero 4960/2024, emessa dalla Corte di Cassazione il 26 febbraio 2024, ha chiarito questa distinzione. Le imposte come l’IVA, l’IRPEF e altre tasse statali hanno un termine di prescrizione di 10 anni. Un contribuente che ha contestato la richiesta statale dell’intero importo del debito, includendo tributo non pagato, interessi e sanzioni, ha portato questo tema all’attenzione. A differenza delle tasse locali, che si prescrivono in 5 anni (come il Bollo Auto), le imposte statali, dall’IRPEF all’IVA, subiscono la prescrizione dopo 10 anni. Tuttavia, sanzioni e interessi sono regolati da una normativa diversa.

Ad esempio, se un contribuente non riceve comunicazioni per cinque anni riguardo a una cartella esattoriale per un’accertamento IRPEF, può intraprendere azioni legali. L’importo IRPEF non versato rimane comunque esigibile da parte dell’Agenzia delle Entrate. In tal caso, sanzioni e interessi si considerano prescritti, e il contribuente può richiedere l’annullamento di queste somme aggiuntive al momento della ricezione della notifica di pagamento dell’intera cartella.

La Corte di Cassazione ha confermato la prescrizione degli interessi e delle sanzioni associate alla cartella esattoriale, nonostante questa facesse riferimento a un’irpef non versata e soggetta a prescrizione decennale.

Dal quinto anno successivo alla notifica di consegna della cartella esattoriale, in mancanza di ulteriori comunicazioni, il debito relativo alla tassa da pagare resta dovuto, mentre interessi e sanzioni possono essere eliminati. Tuttavia, è fondamentale rispettare le tempistiche specifiche per intraprendere azioni legali. È possibile presentare un ricorso al Giudice di Pace entro 60 giorni dalla ricezione della cartella. È importante precisare che ci si riferisce a una cartella per la quale non si sono ricevute notifiche per 5 anni.

Claudio Rossi

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